L’impulsività, azione senza adeguata riflessione, induce comportamenti autoprotettivi di fronte al pericolo, ma è disfunzionale se conduce a esiti dannosi. In bilico tra protezione della vita ed auto distruttività, l’impulsività è una delle componenti fondamentali del comportamento umano. Spesso la psicopatologia l’ha definita in modo tautologico, “è impulsivo chi non controlla gli impulsi”, non riuscendo a dare una definizione scientifica disancorata dalla logica circolare. Eppure, le implicazioni dell’impulsività nella clinica sono molte e trovano applicazione in aree molto diverse tra loro. Pensiamo all’importanza del concetto in psichiatria forense, dove si riflette in pieno nella capacità di volere, vestigia degli impulsi irrefrenabili negli stati emotivi e passionali. L’impulsività è a fondamento di molte diagnosi, non di rado di diagnosi imprecise di disturbi della personalità, ma è anche parte integrante dei disturbi da uso di sostanze. In un’epoca in cui la mutazione dell’intelligenza trascina il pensiero dalla riflessione verso l’azione, l’impulsività ampia i propri orizzonti espandendosi ben oltre i confini della psicopatologia e contamina molte aree della normalità.